Anche in uno scenario socio-economico incerto, il settore cosmetico è in crescita; i dati preconsuntivi 2018 mostrano un fatturato globale superiore agli 11,2 miliardi di euro (+2,1 per cento rispetto al 2017).
Le esportazioni incidono significativamente sui valori di produzione con un incremento del 3,6 per cento e un valore di 4.800 milioni di euro. La bilancia commerciale, anche a fronte di importazioni stabili, segna l’ennesimo record per il comparto, approssimandosi ai 2.800 milioni di euro.
«Il cosmetico si conferma un elemento di consumo quotidiano e irrinunciabile che, complici i nuovi modelli di acquisto, ha saputo resistere anche a fronte di congiunture negative – ha commentato Renato Ancorotti, presidente di Cosmetica Italia -. Indicatori industriali come l’ampliamento e la qualificazione della capacità produttiva segnano andamenti di sviluppo che alimentano l’ottimismo per i prossimi esercizi. Il nostro Paese resta altamente competitivo sui mercati internazionali puntando su innovazione, qualità di prodotto e formazione del personale».
Analizzando l’andamento dei diversi canali, è evidente l’impatto di fenomeni come i monomarca, le superfici casa-toeletta, l’e-commerce e la disintermediazione. Le vendite online registrano, infatti, un valore prossimo ai 390 milioni di euro e, soprattutto, una crescita del 22 per cento. Trend positivi anche per la grande distribuzione (+1,1 per cento) che copre il 41 per cento del mercato cosmetico nazionale (quasi 4.130 milioni di euro); incidono in misura rilevante su questi dati la distribuzione monomarca e gli spazi specializzati casa-toeletta.
Tengono i canali professionali: istituti di bellezza e saloni di acconciatura crescono dello 0,5 per cento, registrando rispettivamente un valore di 237 e quasi 580 milioni di euro.
Dopo esercizi in contrazione, il canale profumeria è in sensibile ripresa e registra un aumento dell’1,5 per cento e un valore delle vendite pari a 2.037 milioni di euro. Andamento flat in leggera contrazione, invece, per la farmacia che chiude il 2018 a -0,4 per cento con un valore di poco inferiore ai 1.900 milioni di euro. Restano positivi, seppur in rallentamento, i dati del canale erboristeria (+0,2 per cento, 441 milioni di euro), dove incide la contrapposizione tra insegne monomarca e negozi tradizionali.
Infine, i trend più negativi rispetto agli altri canali sono segnalati dalle vendite dirette, sia a domicilio sia per corrispondenza, (-2 per cento), per un volume di vendita che supera i 480 milioni di euro.
Uno sguardo alle performance dei singoli prodotti sottolinea gli andamenti più significativi in termini di crescita delle acque da toeletta e profumi maschili (+4,5 per cento), dei rossetti e lucidalabbra (+3,4 per cento) e delle creme anti-età e antirughe (+1,8 per cento).
A livello di linee prodotto sono la profumeria alcolica e i prodotti per il viso a mostrare le dinamiche più interessanti (rispettivamente +4,4 e +2 per cento) in relazione al loro peso sul totale dei consumi cosmetici.
Dati interessanti
In Europa il nostro Paese è il quarto sistema economico della cosmetica dopo Germania, Francia e Regno Unito con 35.000 occupati, che salgono a 200.000 con l’indotto.
Le donne impiegate nel settore rappresentano il 54 per cento (circa 19.000), mentre la media dell’industria manifatturiera è ferma al 28 per cento. I laureati totali sono pari all’11 per cento degli occupati, contro una media nazionale del 6 per cento e le donne laureate sono circa 1.700, il 45 per cento dei laureati nel settore. Oltre agli specializzati in chimica farmaceutica e cosmetologia, sono numerosi gli addetti specializzati in economia e marketing di canale.
Per l’innovazione e la tecnologia, la ricerca e lo sviluppo le imprese della cosmesi in Italia investono circa il 7 per cento del fatturato, contro una media nazionale stimata attorno al 3 per cento.
Non si dimentichi, inoltre, che la cosmetica copre il 44 per cento degli investimenti in comunicazione dei beni “non food” e che oltre il 65 per cento del make-up consumato in Europa è prodotto da imprese italiane.
A fine 2017, il rapporto export/produzione è stato pari al 42 per cento, ma esistono ancora ampi margini per i processi di internazionalizzazione del comparto. Dal 2000 la crescita delle esportazioni è stata superiore all’incremento della domanda di cosmetici, a testimonianza dell’aumento della competitività italiana nel settore.
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